CALA MARIOLU


 

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Lunghezza: Km 6,10
Tempo di percorrenza: 3 ore
Grado di difficoltà: Medio Alta
Segnalato: Si, Segni con vernice rossa
 

Il nome di Cala Mariolu deriva da un’antica leggenda secondo cui un misterioso ladro “Mariolu” derubava del loro pescato i pescatori ponzesi che si rifugiavano nell’insenatura per riparare le loro barche dalle mareggiate. In realtà i ladri non erano altri che le foche monache che popolavano quel tratto di mare.

Come Arrivarci

Una volta raggiunto l’abitato di Baunei si percorre la strada principale in direzione Tortolì, arrivati all’altezza della Chiesa Parrocchiale  di San Nicola si svolta a sinistra verso una stradina in salita piuttosto stretta e ripida, da questo punto si seguono le indicazioni per la piana del Golgo.
Dopo una serie di tornanti piuttosto ripidi, si arriva in un altipiano da cui si gode un panorama stupendo con lo sguardo che spazia dal sottostante abitato di Baunei fino a Tortolì ed al porto di Arbatax.
Dopo aver percorso la strada asfaltata per circa 7 km si raggiunge la Chiesetta campestre di S.Pietro, da questo punto in poi la strada diventa bianca ma in ogni caso agevolmente percorribile in auto in quanto in ottimo stato di manutenzione.
Prima di arrivare alla Chiesa si svolta sulla destra fino ad arrivare in prossimità del nuraghe di Orgoduri (visibile alla nostra sinistra), superato il nuraghe si svolta sulla destra in direzione di Ispuligi de Niè (altro nome di Cala Mariolu), da questo punto il sentiero diventa più accidentato, ed a meno che non ci si stia spostando con un fuoristrada, sarà necessario lasciare qui l’auto e proseguire a piedi.
Il percorso in questo tratto è abbastanza agevole e pianeggiante ed è ben segnalato con degli spruzzi di vernice rossa sulle rocce.
Proseguiamo sempre dritti, di fronte a noi la Serra ‘e Lattone e superati due sentieri alla nostra sinistra che ci porterebbero al Bacu Mudaloro,  arriviamo alla base della Serra ‘e Lattone, dove il sentiero improvvisamente cambia direzione e ripiega dapprima sulla destra e subito dopo sulla sinistra;
Da questo punto il sentiero inizia a salire diventando sempre più ripido e scosceso, ci stiamo, infatti,  inerpicando sulla fiancata della Serra fino a raggiungere la sua sommità (588 m).
Prima di arrivare in vetta il sentiero si inoltra all’interno di un piccolo bosco in cui si trovano dei vecchi Cuili abbandonati, alcuni dei quali in ottimo stato di conservazione.
Superati i Cuili, il sentiero assume un andamento pressoché pianeggiante, ci troviamo infatti sulla cresta della Serra ‘e Lattone, e diventa fondamentale riuscire a destreggiarsi tra affilatissime rocce, inoltre il sentiero non è più visibile e ci si deve orientare con i segnali fatti con la vernice rossa sulle rocce.
In questa parte del percorso si noterà che  i segnali rossi che si trovano sulle rocce sono affiancati da dei segnali di colore blu, infatti questa parte del percorso coincide con il famoso “Grande Blu” che unisce Cala Goloritzè con Cala Luna.
Dopo aver percorso alcune centinaia di metri si comincia a scendere;
Da prima si trova una Scala ‘e Fusti, ovvero uno scivolo realizzato con degli arbusti intrecciati e tenuti alla parete con dei cavi d’acciaio, attraverso la quale si raggiunge una pietraia da cui si può godere di un panorama stupendo:
La vista spazia sul golfo di Orosei, con le pareti delle rocce che scendono a picco sul mare, di fronte si erge un enorme arco scavato dal vento, e proprio alla sinistra di questo si trova un'altra Scala ‘e Fusti più grande della precedente che ci permette di superare un dislivello di circa 10 metri.
Ora il percorso si fa piuttosto insidioso, e necessaria quindi molta cautela.
Da prima ci si trova di fronte ad una grande e ripidissima pietraia, è consigliabile per superare questa avvicinarsi alla parete sulla sinistra ed aiutarsi con gli arbusti presenti, una volta superata la pietraia si segue un antico sentiero dei carbonai che zigzagando sulla parete per superare il forte dislivello, siamo infatti quasi a picco sul mare, si inoltra in un fitto bosco di …….
A pochi metri dal mare il sentiero si divide, sulla destra si prosegue per Cala dei Gabbiani, noi invece svoltiamo a sinistra, e dopo aver attraversato un ripidissimo canalone che precipita sino al mare si arriva ad un pianoro in cui si trova un antico forno della calce.
Da qui si può ammirare tutta l’insenatura di Cala Mariolu e capiremo finalmente perché dai sardi è chiamata Ispuligi de Niè: “piccole pulci di neve”, la spiaggia infatti è composta da una distesa di sassolini bianchissimi.

Per accedere alla spiaggia bisogna superare un piccolo salto che con dei buoni appigli e con l’aiuto di una corda fissata alla roccia si può superare molto agevolmente.


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